La premessa indispensabile ai Quaderni del carcere: le Tesi di Lione e la Questione meridionale
Giovedì 3 dicembre 2015 ore 16:00, aula Magna – viale S. Ignazio, 78 – Cagliari
Relatore: dr. Gianni Fresu, universidade Estadual Paulista, Marilia (Brasile)
Gramsci ha esercitato la sua attività di capo del Partito comunista e rappresentante in Parlamento proprio nel momento più drammatico di trapasso dal sistema liberale al regime fascista, segnato dal caso Matteotti e concluso con il varo delle «leggi fascistissime», prologo, con la formale soppressione di tutte le libertà individuali e collettive, all’arresto dell’intellettuale sardo. Il periodo tra la primavera del 1925 all’autunno 1926 è cruciale per l’evoluzione del pensiero di Gramsci, in relazione al partito, al suo rapporto con le masse, alla funzione svolta in esso dagli intellettuali. Un periodo nel quale giungono a completa maturazione le esperienze di direzione e orientamento politico compiute a partire dal 1923. Una fase nella quale la sua analisi si sviluppa fino a indagare in profondità il ruolo svolto nella società italiana dagli intellettuali, quale tessuto connettivo degli assetti sociali dominanti. Già in queste analisi è presente quella ridefinizione del concetto di Stato e di dominio anticipatrice della categoria egemonica. Le riflessioni di Gramsci in questa fase sono la base essenziale della teoria sugli intellettuali sviluppata poi nelle riflessioni del carcere, al contempo, essa è il punto d’arrivo di quella precedente e, nel complesso, affonda potentemente le sue radici nell’esperienza «ordinovista».